Troppi soldi sui conti correnti dovuti soprattutto alla paura generata dal COVID-19, ha portato i cittadini italiani ad effettuare ingenti versamenti di liquidità nelle banche, derivati dalla vendita degli immobili ritenuti da sempre un bene rifugio
Il panico a cui abbiamo assistito ad ogni inizio di lockdown, con la presa d’assalto dei supermercati, era stato da noi ritenuto solo la punta dell’iceberg in quanto il resto stava avvenendo su altri fronti di maggior rilevanza come quello finanziario, con l’immissione di troppi soldi sui conti correnti.
E’ evidente che la parola “GUERRA”, innescata dai politici e dai responsabili al vertice delle decisioni mediche, ha riportato alla memoria di tante persone i racconti fatti dai loro nonni che consigliavano in caso di avversità di esser pronti a trasformare gli immobili in denaro fresco ed il denaro fresco in preziosi, utili in caso di disastro economico o di vera e propria guerra reale.
Ma questa guerra al COVID-19 non è una guerra che può essere combattuta con armi convenzionali, ma solamente con armi mediche e vaccini che per quanto se ne voglia dire, forse potranno essere veramente l’unica strada per uscire dal percorso che punta alla fine del genere umano.
In Italia i suoi cittadini hanno sommerso di denaro i loro conti correnti bancari per un totale di circa 17 miliardi di euro, di cui circa 1500 miliardi sono bloccati e non movimentati in alcun modo.
Ma il cittadino italiano, spaventato, e soprattutto sprovveduto in questioni di finanza, non ha tenuto presente che immobilizzando il proprio conto corrente bancario vedrà assottigliarsi sempre più la cifra totale del proprio patrimonio a causa dell’inflazione, dei costi di tenuta conto corrente e soprattutto della sorpresa che le banche italiane stanno preparando per i risparmiatori dormienti in quanto la mancanza di circolazione del denaro diverrà presto un problema per la Banca Centrale Europea (BCE).
La Banca Centrale Europea, per poter effettuare una politica espansiva in aiuto degli Stati europei, ha dovuto immettere maggiore liquidità abbassando i tassi di interesse su valori negativi, mettendo in crisi il sistema bancario italiano ed europeo che deve a tutti i costi disfarsi in qualche modo dei soldi depositati sui conti correnti bancari dormienti o poco movimentati, per evitare di incorrere in pesanti perdite monetarie dovute ad un’economia reale drogata dall’economia virtuale.
In effetti i nostri soldi sono numeri riportati in grandi elaboratori, ecco perché esistono due economie, quella virtuale e quella reale che è dominata dal denaro materiale e che dà corso alla liquidità nella stessa economia reale.
L’ABI (Associazione Bancaria Italiana), segnalando una giacenza poco superiore ai 1500 miliardi su conti considerati dormienti o poco movimentati, ha messo in luce il problema dettato dalle manovre della BCE per smuovere l’economia reale, evidenziando un vero e proprio freno molto pericoloso per i risparmiatori stessi, dove le ricchezze “sterili” dei depositi superiori ovviamente a cifre poco considerevoli che si aggirano dai 100 mila euro in su, generano in fatto di costo di gestione portandolo a circa 24 euro trimestrali rispetto agli anni pre COVID-19.
Le banche stanno iniziando a consigliare i propri clienti, dietro sollecitazione della BCE, perché mirino a diversificare la loro pianificazione finanziaria con obiettivi a medio e lungo termine, investendo in portafogli redditizi per rendimento e reimmettendo il denaro nei mercati finanziari che però sono soggetti in questi mesi a forti oscillazioni ma con rischi minimi contrariamente a quanto in molti possono pensare.
Ciò che in tanti non comprendono è che il tenere immobilizzati troppi soldi sui conti correnti, resi oramai infruttiferi da tassi di interesse poco appetibili e quasi azzerati, può solo portare ad una perdita di circa il 18% del valore depositato.
Il grande problema è che gli italiani sono un popolo di grandi risparmiatori ma, contrariamente a tanti altri cittadini europei più avvezzi alle operazioni finanziarie, hanno sempre una percezione di rischio che potrebbe portarli a perdite monetarie, non considerando invece che in questo modo oltre che creare un danno all’economia reale, lo creano a loro stessi perdendo più o meno gli stessi importi e non concedendosi la possibilità, altresì, di possibili guadagni.
Le banche, in questo momento hanno preso in considerazione la chiusura coattiva dei conti correnti bancari con giacenza media che parte dai 100 mila euro in su per il risparmio non gestito con una modifica unilaterale del proprio contratto, avvalendosi di un decreto legislativo già in vigore dal 1993 ( 385/93 ) e stanno provvedendo ad avvisare i propri correntisti prima di dar corso ad una comunicazione ufficiale.
L’obiettivo è quindi molto chiaro e cioè, costringere i correntisti dormienti a movimentare i propri conti correnti immettendo denaro fresco nelle imprese ma soprattutto in investimenti di vario genere del settore finanziario legato all’economia reale, evitando di tenere immobilizzati troppi soldi sui conti correnti.
Alcune banche stanno per introdurre una commissione piuttosto pesante per il trattenimento delle giacenze dormienti ed altre stanno iniziando a pensare a commissioni proporzionali alle cifre in deposito, mentre altre stanno considerando attivamente, la chiusura di tali conti correnti bancari in maniera inderogabile.
Il consiglio di molti economisti è di reinvestire il denaro giacente dando nuovamente una spinta interessante al settore immobiliare colpito ormai da un 25% di perdita del proprio valore, anche acquistando immobili all’asta a prezzi veramente interessanti soprattutto per un’eventuale rivendita subitanea o di investire in azioni a medio e lungo termine o soprattutto in preziosi che certamente il sistema bancario centrale ( BCE ) non potrà colpire.
Questo è il momento buono per poter richiedere mutui, finanziamenti e quant’altro possa essere di interesse per le banche italiane per una diversificazione monetaria ed un’ottima occasione per chi intende investire, mai come adesso si poteva evincere una simile possibilità.
Il problema sollevato dalle banche italiane ha però reso un ulteriore servizio alle banche offshore con i loro conti correnti, dove non c’è tasso di interesse sui depositi bancari o è talmente basso da renderlo praticamente nullo, dove le spese di tenuta conto spesso sono inesistenti o talmente basse da rendere interessante il loro servizio e soprattutto, non creando problemi a chi intende mantenere congelate le proprie risorse economiche soprattutto avvalendosi dei cosiddetti “conti correnti cassaforte” o “conti correnti cifrati”.
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