Economia britannica e patrimoniale italiana sono due modi diversi per due diversi Paesi di prepararsi ad uno scontro con l’Unione Europea, dove il primo potrebbe determinare una contrazione qualora la Gran Bretagna lasci l’Unione Europea senza un’intesa, determinando una crisi finanziaria preannunciata da molti economisti e dal Fondo Monetario Internazionale.
L’economia britannica, ha una previsione di crescita tra il 2018 ed il 2019 pari all’1,5% in caso di mancato accordo e dell’1,7% qualora con un’altro referendum si elimini l’utilizzo dell’arma finanziaria del BrExit che ad oggi la maggioranza dei cittadini britannici non vorrebbe.
Ecco che quel 2% di contrazione sulla crescita prevista, potrebbe determinare una perdita finanziaria di svariati miliardi di Euro con possibili scenari drammatici che si ripercuoterebbero sul libero commercio e sulle relazioni con gli altri Paesi europei che non sarebbero immuni dal contraccolpo sulle loro economie.
Dall’annuncio del BrExit, l’economia britannica ha subito un’iniziale battuta d’arresto per poi riprendersi nel corso delle trattative con gli esponenti europei, determinando uno dei più ottimistici obbiettivi di crescita che un Governo si potesse aspettare.
Potrebbe sembrare un misterioso contro senso, ma l’avvicinarsi della BrExit e le svolte dovute alla sagace imperturbabile diplomazia inglese del Primo Ministro britannico Theresa May, hanno determinato questa miracolosa ripresa dell’economia britannica, consentendo al Paese di ritornare a correre e crescere, permettendo al Regno Unito di tornare ad essere la quinta potenza economica mondiale che non ha mai pensato, nemmeno nei momenti difficili, ad una patrimoniale all’italiana.
Altro Paese dove è conveniente investire ed aprire imprese per la tassazione bassa ed un interessenza con gli Stati planetari è Malta, un ex governatorato britannico, dove c’è un forte interesse al business finanziario, dove le leggi sono certe sullo stesso stampo britannico e dove il PIL è in fortissima ascesa.
Cosa diversa sta purtroppo accadendo per l’Italia che, con il suo altalenare delle borse e dello spread determinato un po’ per gli annunci a borse aperte del Presidente della B.C.E, un po’ per le minacce del commissario europeo Moscovici e del Presidente Juncker che sono arrivati al punto di bocciare una manovra finanziaria non ancora scritta, un pò per gli scontri con i Vice Premier italiani, e molto a causa di una manovra assistenzialista che comporterà un importante deficit ed un importo stanziato per la crescita inferiore alle aspettative dei mercati.
La Germania, per voce del più importante economista della Bundesbank, ha ipotizzato che la soluzione per lo spaventoso debito pubblico italiano potrebbe essere risolta senza ricorrere al Fondo Salva Stati ma attingendo alle ricchezze degli italiani stessi con una patrimoniale italiana, dimezzando il debito pubblico con un prelievo forzoso camuffato da investimento forzoso pari al 20%, che darebbe in cambio Titoli di Stato a bassissimo tasso d’interesse, contrariamente a ciò che sta avvenendo per l’economia britannica.
Lo spettro di una patrimoniale sull’Italia ha cominciato a scuotere i mercati e gli italiani stessi, generando una preoccupazione più che normale, dettata anche da un Governo che non ritiene di dover trattare con l’Unione Europea per migliorare la manovra economica messa in campo.
L’OCSE ha fatto presente che in Italia esiste un aumentare della concentrazione di ricchezza ed una diseguaglianza sociale che si va accentuando sempre di più e che si è acuita in questi ultimi dieci anni di crisi.
La tassazione sui redditi italiani è una delle più alte mentre le tasse di successione sono tra le più basse d’Europa e spesso è stato proposto di elevarne la percentuale per favorire un maggior gettito allo Stato italiano.
Quanto relazionato dall’OCSE ha suscitato l’interesse generale dei mass media che ne hanno messo ben in evidenza le argomentazioni sulla possibilità di una patrimoniale italiana per poi vederne offuscata l’informazione a causa dalle vicende politiche italiane che hanno fatto di tutto per vanificarne l’avviso contrariamente a quanto fatto dal Governo britannico che ha messo il vento in poppa all’economia britannica.
La contrarietà delle varie associazioni degli industriali ha preso forma rammentando che esistono già forme di mini patrimoniale quali la IMU, Tasi, il bollo sui conti correnti e sui titoli che non possono essere certamente rapportati agli interessi di mercato.
Ma su un punto sia la Germania che l’OCSE hanno trovato gioco facile, e cioè sui soldi presenti nei conti correnti e nei risparmi finanziari dove, a differenza del mercato immobiliare italiano che oltre ad aver subito una forte contrazione ha visto la svendita di una grosse percentuali di immobili, i conti correnti hanno visto l’incremento del risparmio di chi li detiene.
Le associazioni a tutela degli italiani hanno iniziato a preoccuparsi pensando che in un futuro molto prossimo vedremo la reintroduzione dell’Imu, l’aumento delle imposte di bollo sui conti titoli e la preoccupazione che le banche inizino a scontare il rischio di aumento per evitare di ritrovarsi bloccate dalla possibilità di una patrimoniale italiana.
Che il rischio sia reale è sotto gli occhi di tutti, che il Fondo Monetario Internazionale abbia anche lui pensato ad una patrimoniale come soluzione ideale per sanare una parte del debito pubblico italiano è sintomo di un’idea che veleggia nelle menti di molti, che la volatilità dei mercati possa tornare alta fino a spingersi a livelli allarmanti è ormai cosa accertata, ma che i Governi italiani che si sono succeduti in questi ultimi quindici anni ed abbiano parlato troppo spesso della forte propensione al risparmio dei propri cittadini è anche questa cosa accertata ed allarmante.