Banche italiane a rischio ? Questa è la domanda che spesso si pongono i risparmiatori italiani quando sentono parlare di crisi del comparto bancario domandandosi se i loro soldi sono al sicuro e se la loro banca è affidabile
Inutile cercare di prevedere con l’andamento dei mercati le banche italiane a rischio.
Fin dal lontano anno 2008, si è scatenata la crisi del comparto bancario a causa di investimenti finanziari sbagliati da parte dei giganti della finanza americana.
Tutto il mondo finanziario è entrato in crisi e soprattutto le banche italiane a rischio sono aumentate e per quanto la B.C.E. abbia utilizzato il metodo della persuasione verso i risparmiatori garantendoli con gli stress test, il rischio Bail In è diventato una realtà.
Alla fine dell’anno 2019, l’Italia è colpita ancora una volta nel suo sistema bancario a causa della Banca Popolare di Bari, dove anche con un finanziamento statale per 900 milioni di euro non si metteranno completamente al riparo i soldi dei risparmiatori.
La stessa Banca d’Italia in un suo documento, mette in risalto come nell’ipotesi di uno scenario liquidatorio con rimborso di chi ha depositato fino ad oggi i suoi risparmi, le ricadute sarebbero disastrose perchè comunque scatterebbe il meccanismo del Bail In e solo dopo un tempo piuttosto lungo i correntisti potrebbero riuscire a rientrare in possesso di parte dei loro soldi, con cause lunghissime in quanto svolte nelle sedi penali dove tutti sappiamo com’è andata a finire precedentemente con Banca Etruria ed altri Istituti di credito italiani.
Nell’anno 2008 il sistema finanziario è finito per collassare a causa dell’eccessivo impiego di strumenti speculativi come i derivati e l’elevato volume di crediti concessi dalla banche americane al settore immobiliare anche a chi non sarebbe stato in grado di rimborsarli e con la Banca Popolare di Bari le tempistiche ed i modi sono identici.
L’Italia in compenso, con il suo enorme debito pubblico ha fatto scattare l’allarme nelle banche europee sulla sua solvibilità dove con la vendita dei rendimenti finanziari italiani, hanno concatenato la già fragile economia ad investimenti bancari sbagliati rischiando di causare un default dirompente nel Bel Paese esponendo sempre maggiormente le banche italiane a rischio.
I mercati finanziari non sono mai garantisti ma contrariamente a ciò che alcuni possono pensare, sono sempre speculativi e con il timore che l’Italia e le sue banche finissero falliti, fecero schizzare i tassi di interesse a cui lo stesso Stato e gli Istituti di credito attingono finanze con la vendita e l’acquisto di titoli finanziari, dando vita nel lungo termine al “credit crunch” detta anche stretta creditizia, riducendo drasticamente i possibili investimenti aziendali e privati ma soprattutto i finanziamenti per le imprese.
Non staremo a spiegarvi cosa può accadere se una banca fallisse perché già le esperienze passate hanno dato modo a tutti di comprenderne la gravità e le ricadute sui risparmi dei correntisti, come non staremo nemmeno a ribadire come i cosiddetti “soci”, che fino al momento in cui pensavano di guadagnare si sentivano parte della banca stessa, cercarono di farsi restituire parte di ciò che avevano perso con il Bail In.
Vi spiegheremo come la ricapitalizzazione di una banca nazionalizzata possa mettere a rischio la stabilità finanziaria a causa dell’indebitamento dell’Italia che, contrariamente alla Germania, dovrebbe pensare a salvare sé stessa ed i suoi cittadini oltre che rivedere la tassazione industriale al ribasso con manovre finanziarie diverse da quelle effettuate fino ad oggi.
Il sistema bancario italiano, per quanto la B.C.E. cerchi da tempo di tranquillizzare i risparmiatori, potrebbe farci pensare al film della Disney dove la Mary Poppins di turno si ritrovò con un bambino che per un misero penny scosse le fondamenta della Banca d’Inghilterra con un ritiro sfrenato da parte dei risparmiatori.
La stessa cosa possiamo constatare stia avvenendo per le banche italiane a rischio, dove la maggior tutela non supera i 100.000 (centomila) Euro detenuti da un sistema creditizio viziato nella forma (eccessivo silenzio sulle varie situazioni), che non dà più garanzie come avveniva trent’anni fa.
Il lamentarsi, da parte di governi famelici che applicano sanzioni e tasse a pioggia sui piccoli contribuenti, ma soprattutto sulle imprese, non conforta certamente i mercati e cioè coloro che potrebbero essere ben disposti ad investire in Italia, ed anzi, non fa altro che favorire un forte disappunto nazionale ed una strategia di paura in chi onestamente si è affidato al sistema banche italiane a rischio, convogliando i soldi verso altri Paesi sicuramente più politicamente stabili e maggiormente solidi a livello finanziario.
Il dissesto finanziario ed il commissariamento della Banca Popolare di Bari si spera sia l’ultimo problema del sistema bancario italiano, dove l’elenco degli Istituti colpiti precedentemente con amministrazione straordinaria, perdite patrimoniali e verifiche con sottoesposizione contabile è già piuttosto lungo e si spera che l’emorraggia finanziaria possa aver fine con un consolidamento statale lasciando solamente speranze e non certezze.
La migliore soluzione è prendere una residenza estera in un Paese politicamente stabile, con un clima mite e bellezze da togliere il fiato, con un costo della vita accettabile ed iscriversi all’AIRE per regolarizzare la propria posizione, ma soprattutto, aprire un conto corrente offshore presso una solida banca internazionale e spostare tutti i soldi nel modo più legale esistente, senza la paura di essere inseguiti dopo anni dal fisco del proprio Stato dimenticandosi che le banche italiane a rischio continueranno a farci tremare.