Finanza Italiana nel 2018 ed il pericolo uscita dall’ Euro zona sono la preoccupazione dei mercati mondiali che stanno minando la stabilità dell’Italia a causa delle turbolenze politiche che hanno destato preoccupazione ed innescato una forte volatilità sui mercati finanziari.
Finanza italiana e la nascita del nuovo Governo avvenuta a quasi novanta giorni dopo il 4 marzo 2018, sembrava aver stabilizzato una crisi destinata a proseguire quando i mercati, analizzate le controverse idee di un “contratto di Governo” che altro non può definirsi se non punti di convergenza ed obbiettivi da raggiungere, hanno reso ancor più altalenanti le borse e messo maggiormente in allarme i mercati stessi.
La crisi finanziaria dell’Italia è dovuta ad un debito pubblico fuori controllo e ad un P.I.L. che non riesce ad innalzarsi ai livelli degli altri partners europei ridefinendo una contrazione nella domanda dei mercati anche a fronte di un programma di Governo troppo esoso per le finanze di un Paese già in crisi di crescita da oltre un decennio e con gravi problemi occupazionali.
I possibili scontri con l’Unione Europea, tra l’altro già avvenuti molto sommessamente prima della nascita del nuovo Governo a causa dei vincoli di bilancio imposti da Bruxelles per evitare nel passato il default dell’Italia e l’ingresso a gamba tesa della Troika, stanno generando una diffidenza nei titoli italiani e nella finanza italiana, e sembrano non aver ancora portato il buon senso in chi è debitore dei mercati internazionali.
La finanza italiana rappresentata soprattutto dalla Consob è preoccupata dalle imprese italiane che continuano con maggiore convinzione a reinvestire all’estero piuttosto che nell’economia nazionale evidenziando una sfiducia nel sistema Italia.
L’Italia ha spesso richiesto all’Unione Europea, una maggiore flessibilità per poi utilizzare quanto concesso in investimenti finanziari che consentissero la ripresa economica e la rimessa in marcia del libero mercato.
Queste concessioni economiche con la scorsa legislatura, oltre ad aver portato malumori verso l’Unione Europea, sono finite per divenire mance elettorali atte a rendere più malleabili i propri concittadini e dando segno di irresponsabilità non accettando le critiche costruttive e gli ammonimenti provenienti da Bruxelles nell’interesse del sistema economico finanziario italiano.
Bisogna anche ammettere che il nuovo Governo Italiano, aveva provato ad inserire come Ministro per l’Economia e le Finanze (M.E.F.), uno dei più grandi e stimati economisti mondiali qual’è il Prof. Savona, mettendo in seria difficoltà il Presidente della Repubblica Italiana.
In quel frangente, molti economisti notavano da subito una chiusura dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea, che agendo sul quantitative easing lo faceva scendere a 3,831 miliardi di euro nell’ultima settimana, dai 5,309 miliardi di euro della settimana precedente causando un’impennata dello spread, un’instabilità delle borse che reagivano immediatamente alla diffidenza Europea per un futuro Ministro euroscettico.
Il pericolo che l’Italia possa uscire dall’Euro ed automaticamente dall’Unione Europea, sembra al momento scongiurato grazie agli sforzi che la nuova compagine di Governo ha compiuto nell’affermare che non è loro intenzione mettere in crisi l’Euro ma di voler solo ridiscutere i trattati per migliorare le aspettative di vita degli italiani.
Resta comunque forte la diffidenza dei mercati a causa di promesse elettorali che difficilmente potranno essere mantenute se non facendo deficit contrario ai migliori consigli dell’Unione Europea e creando instabilità nei pagamenti che potrebbero portare l’Italia fuori dall’Euro mettendola al pari di Paesi come il Venenzuela e l’Argentina.
Gli analisti della SHADOIT CONSULTANCY GROUP, restano fiduciosi che il Governo Italiano intraprenda una strada non in deficit, ma di risparmio e risanamento dei conti pubblici che risollevino la finanza italiana e consentano una veloce ripresa economica.
Dobbiamo comprendere i manager grandi e piccoli, che stanchi di continui proclami da campagna elettorale e non trovando sbocchi economici nel loro Paese, decidano di de-localizzare le proprie imprese e dobbiamo comprendere inoltre quanti cittadini italiani, spaventati da un’eventuale uscita dall’ Euro, decidano di aprire conti correnti all’ estero per mettere al sicuro i propri beni ed i propri capitali.